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domenica 18 luglio 2010

Fazio: il ministro più corporativo che c’è

Classe 1944 è medico laureatosi a Pisa nel 1968. Già professore ordinario di diagnostica per immagini e radioterapia presso la facoltà di Medicina e chirurgia Milano-Bicocca, è stato il primo in Europa ad aver istallato una PET (Positron Emission Tomography) all’Hammersmith Hospital di Londra.

Ingaggiato nell’ultimo Governo Berlusconi prima come sottosegretario al Lavoro, Salute e Politiche sociali, diventa Vice Ministro con delega alla salute nel maggio 2009 e quindi ministro quando il ministero è re-istituito nel dicembre 2009.

Criticato dalla Corte dei Conti per aver sottoscritto con la Novartis un contratto di fornitura di 24 milioni di dosi di vaccino a 184 milioni di euro, ritenuto troppo vantaggioso per l’azienda, non ha mai mancato di nascondere le proprie simpatie per lobby e corporazioni.

Lobby e corporazioni che all’atto della sua investitura lo avvicinano immediatamente: obiettivo porre la parola fine sulle odiate liberalizzazioni di Bersani.
Mentre in Parlamento va a rilento il disegno di legge Gasparri_Tomassini che in buona sostanza si ripromette di far chiudere le oltre 3000 parafarmacie aperte, Fazio diventa “strada alternativa”, ma privilegiata, per tentare di accorciare i tempi.

Il vecchio sistema dei tavoli di concertazione, ove tutti sono invitati e nessuno conta quanto rappresenta, è sempre buono per depotenziare i nemici. Ecco che allora Fazio convoca, con “l’ausilio” e il fraterno appoggio del Presidente della FOFI un “tavolo” sulle parafarmacie, dove, tra moniti (“Nessuno pensi di aprire da qui alla fine dell’anno tante nuove farmacie perché la legge sarà retroattiva”) e calorose “pacche sulle spalle” agli amici, viene montata la più colossale presa in giro degli ultimi anni: il riassorbimento delle parafarmacie nel servizio farmaceutico nazionale.
Cosa questo significhi tutti si guardano bene dal specificarlo, ma tant’è che chi perde il proprio tempo a guardare in cielo volar gli asini c’è sempre e qualcuno pensa ad una trasformazione delle parafarmacie in farmacie.
Non importa se tutto è inverosimile, il gioco delle parole dette e non dette, dei sussurri a mezza bocca è troppo allettante per non credere alla favola di “Corte”.

Nel frattempo il Ministro si mette al lavoro e con l’accorto appoggio dei “fantasisti” della farmaceutica s’inventa “la farmacia dei servizi”, “l’Eldorado” dei titolari di farmacia italiana, la “svolta” epocale per la sanità pubblica, la “chiave di volta” per la tutela della salute pubblica. L’idea è semplice, quanto vecchia, fare della farmacia italiana un centro di distribuzione di servizi (analisi prima istanza, prenotazione visite, consegna referti ecc.ecc.) per il S.S.N.

Un solo piccolo problema: con quali soldi?

Poco importa al Ministro se oggi più di un terzo della popolazione ha più di 65 anni e domani diventerà un quarto, poco importa d’ospedali fatiscenti, delle liste d’attesa, dei deficit cronici e dell’ingerenza sempre più pervasiva della politica.
No lui si occupa di farmacie e cravatte.

Confusione nei programmi e nelle idee, un esempio il 7 luglio è la giornata nazionale contro la contraffazione dei farmaci, in tutti i congressi si parla di regolamentare la vendita on-line e di fare attenzione al commercio. Ebbene, cosa fa il nostro ministro, di ritorno da Bruxelles ove aveva partecipato alla riunione su questo tema dei ministri della salute UE, se ne esce con un’inversione a 360° della posizione italiana, dicendosi possibilista per la vendita on-line dei farmaci d’automedicazione. Reazioni arrabbiate il giorno stesso e quello successivo, proprio mentre il Governo stava per approvare una manovra che toccava il margine delle farmacie (poi notevolmente ridimensionato) e il ministro si affretta a specificare che naturalmente solo le farmacie potranno praticare questo nuovo “business”.

Il colpo di genio però arriva nel luglio di quest’anno.
Il Ministro Alfano da vero “cavaliere” dei liberisti italiani ha intenzione di riformare gli ordini professionali, nel senso di aumentargli il potere corporativo naturalmente.

Bene il nostro Ministro non può stare a guardare: chiede agli Ordini dei medici, veterinari, farmacisti e odontoiatri di preparargli una legge delega da inserire nel progetto.
E questi lo fanno.
Risultato: gli ordini sono organi sussidiari dello Stato con autonomia patrimoniale, non più soggetti a controlli.
Niente di specifico sui sistemi elettorali per eleggere i vertici, niente sulle antidemocratiche procedure d’elezioni e sulla rappresentanza proporzionale ai voti presi.
Niente sulle regole che di fatto consentono a 4/5 ordini di eleggere i veritici.
Solo un richiamo alla rappresentanza delle minoranze organizzate. Il solito tavolo inutile per salvare la forma.

Un’ultima cosa: il ministro Tremonti sulle pensioni dopo i 40 anni ha candidamente ammesso che non si trattava affatto di refuso, ma di un vero e proprio progetto tentato dal Governo. Faccia lo stesso il ministro Fazio e dica chiaramente che non si trattava di fantasie quanto riportato nelle bozze del disegno di legge portato in consiglio dei ministri, ed ammetta che l’intenzione di bloccare le parafarmacie e le nuove aperture c’era, eccome se c’era.

Per non stare a guardare: http://www.mnlf.it/focus.php?id=20

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